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Regione Lazio: annullata la compartecipazione alle spese socio-riabilitative psichiatriche

Regione Lazio

Il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso di Roma Capitale, ha calato il sipario sulla delicata questione della compartecipazione socio sanitaria per le persone affette da disagio psichico annullando le disposizioni regionali.

In questi duri anni, in qualità di portavoce del Coordinamento S.R.S.R., ho sempre rappresentato agli organi politici e tecnici l’assurdità della riforma che avevano partorito a danno di utenti, famiglie, comuni e strutture sanitarie.

Adesso la Regione dovrà celermente correggere le storture del sistema e rimediare al grave errore.

Quello che lascia l’amaro in bocca è che in questi anni più volte abbiamo chiesto un’interlocuzione con la Regione Lazio, tanto alla parte politica che a quella tecnica, perché avevamo palesato l’evidente illegittimità della normativa regionale. In questa ricercata interlocuzione, da parte della Regione Lazio ha sempre prevalso una logica di chiusura e di mera interpretazione ragionieristica delle norme, leggasi piano di rientro, che ha rischiato di compromettere qualsiasi progetto terapeutico, snaturando di fatto il diritto dei pazienti psichiatrici ad avere, al pari delle altre persone, il diritto alle cure tutelato dall’art. 32 della nostra Carta Costituzionale.

La Regione Lazio in conseguenza dell’annullamento delle disposizioni sulla compartecipazione dovrà prontamente inserire nel budget sanitario, in favore degli utenti psichiatrici, le risorse che aveva loro tolto. Come Coordinamento monitoreremo e faremo pressione perché la Regione Lazio, nella persona del suo Presidente e Commissario ad Acta per la Sanità, provveda con solerzia a porre fine a questa situazione di illegittimità.

Di seguito, un estratto dell’articolo di Antonio Sbraga su “Il Tempo” di domenica 12 gennaio 2020.

“Il Consiglio di Stato boccia la Regione Lazio, che ora dovrà rimborsare con 11 milioni e mezzo di euro le famiglie (e i Comuni) dei 667 malati psichiatrici ospitati nelle Strutture Socio Riabilitative Psichiatriche (SRSR).
La sentenza, accogliendo il ricorso del Comune di Roma, ha infatti annullato la compartecipazione del 60% delle spese che, a partire dal 2017, la Regione ha chiesto a famiglie e Comuni dei degenti ricoverati da 12 a 24 ore in queste strutture.
Perché, secondo i giudici amministrativi di secondo grado, «le prestazioni socio-riabilitative rientrano tra quelle a carattere socio-sanitario (quindi non puramente assistenziale), nelle quali la componente sanitaria non è nettamente distinguibile da quella sociale; pertanto, tali prestazioni non possono gravare interamente sul cittadino o sul Comune – pur potendosi ammettere, a certe condizioni, un concorso alla spesa da parte dell’utente del servizio».
Ossia proprio la distinzione che era in vigore prima della riforma ora bocciata, quando cioè si prevedeva la compartecipazione di famiglie o dei Comuni di residenza solo per i pazienti che frequentavano le strutture «a bassa intensità assistenziale»: le Srsr a fasce orarie. Mentre, con l’applicazione della riforma, varata dalla Regione nel 2017, è stata estesa la compartecipazione (il 60% delle rette a carico dell’utente o, nei casi dei non abbienti, dei Comuni di residenza) anche alle prestazioni erogate da strutture ad alta e media intensità, ossia per i degenti delle Srsr nelle 24 ore e i pazienti di quelle a 12 ore.
Ora la sentenza chiarisce in modo definitivo che la compartecipazione a carico dell’utente o del Comune di residenza, nella misura del 60% della spesa, può essere richiesta per le sole «prestazioni terapeutiche e socio riabilitative in strutture a bassa intensità assistenziale»: le Srsr a fasce orarie. Ma non più per le altre 2 tipologie di Srsr, che cercano il recupero completo delle persone, assistendole per mezza o un’intera giornata.
«Con questa sentenza – commenta l’avvocato Marco Mampieri, portavoce del Coordinamento delle Srsr del Lazio – la Regione dovrà provvedere a correggere le storture prodotte nel sistema psichiatrico a causa di una riforma illegittima che ha prodotto solamente tantissimi disagi agli utenti psichiatrici e ai loro familiari, ai comuni del Lazio e alle strutture socio riabilitative.
Con la sentenza del Consiglio di Stato, che ha valore retroattivo, la Regione dovrà rimborsare agli utenti e ai Comuni oltre 11,5 milioni di euro, oltre a stanziare l’importo per l’annualità 2020 di 108 euro giornalieri per gli utenti in S.R.S.R H24 e 81 euro giornalieri per gli utenti in Srsr H12». Ora, però, resta da capire in quali tempi verranno erogati i rimborsi alle famiglie e ai Comuni. Perché i degenti nelle Srsr h24 del Lazio sono 549 (di cui 498 in strutture private accreditate), mentre i pazienti di quelle h12 sono 118.
«La Regione – conclude Mampieri – in conseguenza dell’annullamento delle disposizioni sulla compartecipazione dovrà prontamente inserire nel budget sanitario, in favore degli utenti psichiatrici, le risorse che aveva loro tolto. Come Coordinamento monitoreremo e faremo pressione perché la Regione, nella persona del suo presidente, provveda con solerzia a porre fine a questa situazione di illegittimità.”

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http://www.frosinonetoday.it/attualita/sanita-consiglio-stato-compartecipazione-strutture-malati-psichiatrici.html

https://www.romadailynews.it/servizi/sanita-e-salute/regione-lazio-malati-psichiatrici-non-dovranno-piu-pagare-le-residenze-0437179/

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